Da grande voleva fare la pilota, invece è diventata la “tuttofare” della fonderia
Determinazione, preparazione, tenacia. A una giovane donna che si muove fra i reparti di una fonderia ci vogliono tutte queste caratteristiche. Perché qui, come in molti altri settori, essere donne richiede di attivare una marcia in più per farsi valere e ascoltare. Mirella Vesconi voleva fare la pilota, guidare gli aerei. Ma uno strano percorso della vita l’ha portata ad amare la ghisa e dedicarsi alle grandi fusioni di Fonderie Ariotti.
Quando ha frequentato l’istituto tecnico aeronautico di Bergamo, in classe sua c’erano tre ragazze su 24 studenti. “Ma la presenza femminile sta aumentando, per fortuna”, racconta in un momento di pausa sistemandosi i capelli. Mirella Vesconi lavora in Fonderie Ariotti dal 2017 e monitora tutto il processo di produzione dei grandi pezzi, i suoi colleghi la vedono come un punto di riferimento per risolvere i problemi e dare risposte.
Si può dire, infatti, che Mirella è una “tuttofare” della fonderia: questo grazie alla preparazione accademica con cui si è presentata, e alla lunga esperienza maturata fra i reparti. “In quinta superiore ho deciso di iscrivermi a ingegneria dei materiali, ma avevo sempre in mente di fare la pilota”, ci spiega. “Sono riuscita a laurearmi lavorando come cameriera nei fine settimana e dando una mano con l’azienda di famiglia, un’agri-gelateria Trenzano”.
Mirella racconta di non aver mai rifiutato un voto, all’università. “Non potevo permettermelo , avevo bisogno del ‘pezzo di carta’ per iniziare finalmente a lavorare sul serio”, dice oggi sorridendo. E quel sudato pezzo di carta l’ha portata in Fonderie Ariotti grazie a una tesi sulla “Colata in loast foam di getti in ghisa di grosso spessore”, premiata da Assofond nel 2018. “Ho fatto una tesi sulla ghisa perché, durante i corsi universitari, i nostri professori parlavano sempre di acciaio e quasi mai di ghisa”. “La ghisa mi affascinava e volevo saperne di più, quindi ho chiesto al mio professore di fonderia, Danilo Lusuardi, di fare una tesi sulla ghisa”, racconta.
La sua tesi è stata frutto proprio di uno stage in Fonderie Ariotti, che le ha permesso di valutare l’applicabilità del processo “loast foam” (o full mold casting), utilizzato soprattutto per getti di piccole e medie dimensioni, su pezzi di grandi dimensioni. È stata l’occasione per analizzare vari aspetti, riguardanti sia la fase di produzione della staffa sia la fase di controllo della fusione ottenuta. “Ne è risultato che la tecnica del lost foam è applicabile anche a getti di elevate dimensioni, con opportuni accorgimenti nelle fasi di progettazione e formatura”, dice con soddisfazione Mirella,l’ingegnere dei materiali.
Quando ha iniziato il suo lavoro in Fonderie Ariotti, Mirella Vesconi non aveva nessuno che le diceva cosa fare. “Il lavoro me lo sono creata io – dice -. Ho iniziato con la taratura dei mescolatori, i provini di terra, la formatura a mano. All’inizio facevo esperimenti per stabilizzare le resine. Sono entrata in questo mondo in punta di piedi e un po’ alla volta ho acquisito sicurezza”.
Da subito ha avvertito la curiosità dei colleghi nei suoi confronti. “Da un momento all’altro ti arriva davanti una ragazza giovane, laureata, che ti dice cosa fare e magari tu sei qui da una vita. È naturale che ci siano state delle perplessità all’inizio”, dice.
Il suo “segreto” è spiegare sempre il perché delle cose e non porsi semplicemente come qualcuno messo lì a dare ordini. Quando si spiegano i motivi di alcune richieste è più facile entrare in sintonia con i propri interlocutori, specialmente in un ambiente eterogeneo in cui ci sono persone che hanno difficoltà a capire l’italiano. “Il lavoro è talmente tanto che nessuno di noi si può permettere perdite di tempo”, dice. “Per collaborare l’integrazione è necessaria, non ti può stare ‘sulle balle’ il marocchino, non ha senso. Per fortuna qui in Ariotti c’è un buon livello di integrazione e tutti ne beneficiano”.
L’ingegnere dei materiali, la “tuttofare” della fonderia, ha anche l’ambizione di costruire una famiglia con il suo compagno Lucas Cadei: si sono conosciuti proprio fra i reparti di Ariotti, lui è responsabile del reparto stampaggio e formatura. “Avere dei figli è un mio forte desiderio e sono contenta di sapere che qui ho un posto sicuro, che non rischio di essere lasciata a casa semplicemente perché voglio diventare mamma”, dice Mirella Vesconi con un po’ di emozione. “È un dramma vedere che tante donne devono rinunciare al lavoro e alla carriera per riuscire a conciliare il progetto di una famiglia”. “Mi sento fortunata, e sono convinta di riuscire a fare tutto: l’ingegnere e la mamma”.