La multiculturalità è un valore da proteggere e condividere
Lavorare in un ambiente che accoglie e promuove la diversità di culture aiuta a crescere, migliorare e imparare il valore della gentilezza. Negli ultimi trent’anni, le aziende italiane hanno aperto le porte a lavoratori di tutte le origini e la quotidianità del lavoro nei capannoni e negli uffici è un laboratorio silenzioso di integrazione, dove anche la parola in più, il saluto o un semplice “come stai?” possono cambiare la giornata.
Mirco Bono lavora in Fonderie Ariotti come operatore al tornio, e vede in questa “convivenza” una risorsa da coltivare. “Mi piace vedere che in fonderia lavorano persone di tutte le etnie e che la multiculturalità è considerata un valore e una ricchezza”, dice sorridendo.
I ragazzi stranieri gli ricordano un po’ il suo passato: “Vedo in loro la voglia di ascoltare e di imparare. Mi ricordano quando ero giovane io perché anche loro devono iniziare a lavorare sodo da ragazzini per sostenere la famiglia e contribuire al mantenimento dei genitori e dei fratelli”.
Mirco Bono ha iniziato a lavorare a 15 anni, quando ha lasciato la scuola professionale per cercare lavoro e contribuire, con lo stipendio, al mantenimento dei suoi genitori e dei suoi fratelli. Per certi versi la sua è stata una giovinezza difficile, fatta di rinunce, di fatica. Oggi, che ha 50 anni, racconta del suo passato con un po’ di malinconia, ma anche con gli occhi illuminati dalla soddisfazione. “Sono riuscito a prendere il diploma di scuola serale – racconta -. Mi sono diplomato in disegno tecnico meccanico a 18 anni. È stata una conquista, un duro sacrificio”.
Prima di arrivare a Fonderie Ariotti, Mirco Bono ha fatto esperienza in altre aziende, dove ha imparato a lavorare di precisione e a passare dagli strumenti manuali, come frese e torni, alle macchine a controllo numerico. “Non ho mai smesso di studiare e di imparare, ho frequentato corsi serali di specializzazione, ho sempre cercato di mettermi in gioco restando aggiornato sulle nuove tecnologie, ma la crisi del 2008 ha messo in ginocchio sia me sia mia moglie, che è rimasta senza lavoro”.
Ma quando la crisi è finita, nuove opportunità sono arrivate e il lavoro da Fonderie Ariotti è stato per Mirco Bono l’inizio di una svolta. “Qui ho trovato un ambiente accogliente, dove ci sono buone abitudini, per esempio quella di salutarsi sempre fra colleghi. Sembra una banalità, ma non in tutte le aziende è così”, racconta. Come tornitore per Fonderie Ariotti, Bono si occupa oggi di programmazione a bordo macchina. “Dalla fonderia arriva il pezzo grezzo – spiega -, io e i miei colleghi abbiamo il nostro disegno con tolleranze di centesimi e lo lavoriamo affinché sia fedele al progetto. Abbiamo a nostra disposizione tutto quello che ci serve, dagli strumenti di misura a quelli di lavoro. Tramite un pc controlliamo i macchinari che lavorano i pezzi”.
Il lavoro di fonderia richiede uno sviluppo continuo di competenze e il fatto che i giovani si avvicinino con interesse a questo mondo è positivo. “La positività è contagiosa – dice il tornitore -. Se tutti contribuiscono a rendere il luogo di lavoro piacevole è un bene per tutta l’azienda.” Quando parla del lavoro e della sua quotidianità in fonderia, Mirco Bono parla anche di bellezza. “La bellezza si vede anche nelle piccole cose: in una mensa curata e pulita, in un cartello ben scritto, in un ‘come stai?’ quando incontri qualcuno”.