AUREL e DANIEL BACIU

L’attenzione per la sicurezza e il rispetto delle regole permettono di lavorare in serenità

Con Remus Grigore, dalla Romania, sono arrivati in Fonderie Ariotti anche Aurel e Daniel Baciu, padre e figlio. Aurel lavora nel reparto di stampaggio. “Io sono il capo di mio figlio”, ci tiene a dire Daniel, impegnato in officina meccanica.

In Romania, Aurel Baciu ha iniziato a lavorare in fonderia a 17 anni. Fa questo lavoro da una vita e sa fare un po’ di tutto. All’inizio, nel 2008, è arrivato qui da solo. Poi lo hanno raggiunto a ruota la moglie e i tre figli, Daniel, di 31 anni, Liviu Marian di 29 e Roxana di 23, un’atleta della ginnastica artistica. 

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“Sono arrivato qui da solo – racconta Aurel -. Ma fortunatamente per chi parla rumeno non è difficile capire l’italiano perché molte parole sono simili. All’inizio, con la lingua, me la sono cavata abbastanza bene, quindi l’esperienza è partita bene da subito”. Tutta la famiglia Baciu oggi abita a Palazzolo sull’Oglio. “Torniamo in Romania solo per le vacanze, è chiaro che la nostalgia si sente perché nel nostro Paese abbiamo lasciato genitori, fratelli, amici. Ma la nostra vita è qui e ne siamo contenti”, dice. “Mi piace andare a pescare sull’Oglio con il mio cane e se penso alla mia pensione, mi immagino vivere un po’ qui e un po’ in Romania”. 

Nel reparto di stampaggio ci sono quattro rumeni, due serbi e un solo italiano, il caporeparto Lucas Cadei. “Gli diciamo sempre che lo straniero è lui – ride Aurel – e che dovrebbe iniziare a studiare il rumeno, visto che quando parliamo fra di noi non capisce”.

Il fatto di essere arrivati in quattro in Fonderie Ariotti, dalla stessa fonderia rumena, ha fatto sentire meno il distacco e le difficoltà. “Nel 2008, quando siamo arrivati, gli italiani ce l’avevano a morte con i rumeni perché Mailat aveva da poco ucciso una donna a Roma (Il rumeno Romulus Nicolae Mailat era stato accusato, poi condannato, di aver picchiato a morte Giovanna Reggiani, che usciva dalla stazione ferroviaria, ndr)”. “Quindi avevamo paura che la gente ci guardasse male – racconta-. Ma in azienda ci siamo sentiti subito accolti come in una famiglia, e i timori sono passati in fretta”.   

Al centro della politica aziendale di Fonderie Ariotti c’è l’integrazione, la contaminazione tra culture, il dialogo fra persone che si trovano a lavorare nello stesso ambiente per motivi, storie e vissuti diversi. “Io qui non mi sento uno straniero – dice Aurel -. Mi sento semplicemente io, al di là della mia provenienza e della mia storia”. “Qui in fonderia ci sono romeni, albanesi, marocchini. E’ ovvio che non puoi andare d’accordo con tutti. Io vado d’accordo con le persone brave e oneste. Eddy, del Ghana, per esempio è un mio caro amico qui dentro”.

In 33 anni di lavoro in fonderia, Aurel Baciu ha visto questo mestiere cambiare ed evolversi, soprattutto dal punto di vista della sicurezza. La fonderia gli piace molto, da sempre, e con il suo arrivo in Italia, in Fonderie Ariotti, ha scoperto un nuovo modo di lavorare. 

“Nel mio Paese non c’è la stessa attenzione per la sicurezza. Quando lavoravo là gli operai non si mettevano né occhiali né mascherine, ho visto tanti incidenti e dita tagliate.”

In Fonderie Ariotti la sicurezza viene prima di tutto, e, a testimoniarlo, sono le tante iniziative che, ogni anno, vengono organizzate per promuovere la formazione e fortificare lo spirito di squadra, necessario per far sì che tutti rispettino le regole tutelando se stessi e gli altri.

È importante che un lavoro piaccia, ma è altrettanto importante che la salute e l’integrità delle persone venga tutelata. “Anche se qui in Italia molti si lamentano della politica, le leggi sulla sicurezza e sul lavoro ci sono e vengono fatte rispettare.” “In Romania la politica è molto peggio, non ci voglio neanche pensare. Il giudizio sulle cose dipende sempre molto dal nostro vissuto e dal nostro personale punto di vista”.

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