Luca Gheza e tutta la forza della vita nel trail running
Quando ha tagliato il traguardo a Chamonix alle tre del mattino, dopo 30 ore ininterrotte di corsa sui tre versanti del Monte Bianco, Luca Gheza ha detto: “Ce l’ho fatta”. Sì, ce l’ha fatta a coronare il sogno di correre con altri 2.630 atleti internazionali nell’Ultra-Trail du Mont Blanc, seguendo un percorso di 170 km con 10mila metri di dislivello. Senza dormire, mangiando poco e andando avanti a macinare chilometri sotto il sole e sotto le stelle, immerso in un paesaggio da togliere il fiato. Ad accoglierlo, alla fine della grande impresa, c’erano la moglie Elena e una decina di colleghi di Fonderie Ariotti, che si sono organizzati per partecipare a un evento tanto atteso, costato all’atleta quasi un anno di allenamenti intensi, di giorno e di notte, con il sole, il vento, la pioggia, il caldo e il freddo. Ha preparato mente e corpo facendo anche sezioni di 15 ore di allenamento continuo.
“Correre nell’Ultra Trail è stato un sogno – dice commosso – I primi 20 chilometri sono passati in un batter d’occhio, quando poi è scesa la prima notte trovarsi a fare passaggi in quota sotto un cielo stellato è stata la gratificazione a tanto lavoro svolto”. “La mattina presto, ancora prima dell’alba, ritrovare i colleghi di Fonderie Ariotti e mia moglie a Courmayeur, al chilometro 80, è stata una forte fonte di carica. Il sorgere del sole ha illuminato tutto il Monte Bianco e da qui è partita la seconda giornata di gara, che mi ha fatto transitare dall’Italia alla Svizzera”.
Intorno al chilometro 150, la gara ha iniziato a essere dura, soprattutto per la mancanza di sonno, ma Luca non poteva mollare. “Sapevo di essere seguito, oltre che da gente sul posto, anche da conoscenti a casa e sui social e questo mi ha motivato ancora di più. Durante l’ultima discesa vedere le luci di Chamonix mi ha riempito gli occhi di lacrime, la realizzazione di un lungo sogno stava per coronarsi”.
Al traguardo di Chamonix, Luca Gheza aveva tutta la sua vita, fatta di famiglia, fonderia e corsa. Ha 39 anni e lavora in Fonderie Ariotti da 20. “Avevo 19 anni quando ho iniziato a lavorare qui, dopo un percorso di vita tortuoso – racconta – Frequentavo l’Itis, ma alla fine del primo anno ho dovuto lasciare gli studi per motivi economici.” Luca Gheza lavora nel reparto di ramolaggio e il suo compito è manovrare il carroponte che posiziona le anime sulle staffe delle grandi fusioni, che in Ariotti arrivano a pesare fino a 70 tonnellate. In fonderia, molti colleghi conoscono la sua passione per la corsa in montagna, che nel gergo internazionale si chiama trail running, ma forse in pochi sanno che la coltiva cercando di non togliere tempo prezioso a sua moglie e alle sue due bambine, Cloe e Dora, di 11 e 9 anni. “Mi sveglio all’alba e vado a correre sui sentieri in salita nei dintorni del mio paese, Adrara San Martino, che si trova all’inizio del Lago d’Iseo. Nei weekend mi spingo con gli allenamenti fino all’arco prealpino, all’Adamello e alle Alpi Orobie – racconta – Ma cerco sempre di essere a casa per ora di pranzo.” Luca Gheza si allena per circa dieci ore a settimana e svegliarsi all’alba non è problema, perché è abituato ad alzarsi alle quattro del mattino per iniziare il turno di lavoro alle cinque.
La corsa in montagna è una passione che affonda le radici nel passato e nella sua infanzia, vissuta a Borno, un paesino di cinquemila abitanti in Alta Val Camonica.
Ed è, forse, un modo per mettere insieme i pezzi di una vita iniziata in salita, offrendo percorsi tortuosi e angusti, da affrontare e superare con la fiducia e la forza di volontà che lo scorso agosto lo hanno portato sul Monte Bianco, a correre nella gara più importante la disciplina del trail running.
“Sono il sesto di sei fratelli – racconta – e quando mia mamma è mancata avevo solo quattro anni. Se oggi sono contento di quello che sono e che faccio, lo devo a mia sorella Diana, che mi ha cresciuto come un figlio e ha lavorato giorno e notte per sottrarmi all’orfanotrofio”. E continua: “Ho iniziato a dedicarmi alla corsa anche per una voglia di ‘chiudere il cerchio’, di trovare un mio modo per vivere la montagna, che sento di avere dentro, perché ci sono nato”.
Nell’andirivieni del carroponte manovrato da Luca Gheza nel reparto ramolaggio di Fonderie Ariotti c’è tutto questo. Una storia di vita, una passione, il sogno di arrivare a raggiungere obiettivi ambiziosi. “Essere supportato dai miei colleghi e titolari nell’impresa dell’Ultra Trail mi ha reso orgoglioso di fare parte di questa azienda. Il loro impegno non è stato indifferente: hanno affrontato un lungo viaggio, fatto molte ore di coda, si sono alzati molto presto la mattina e sono andati a dormire a notte fonda. Sicuramente una parte di questa riuscita è merito anche loro”.